Il “Venezia pass”, o meglio il “Venice Pass”, perché abbiamo una lingua meravigliosa ma soffriamo di complesso di inferiorità e quindi usiamo termini americani, è l’ultima trovata per fare cassa, ma anche per discriminare l’accesso a Venezia e ovviamente per controllarci. “Pass, varchi con tornelli e pagamenti. L’accesso alla Serenissima non sarà più libero”. Questo il titolo dell’articolo di Zaira Bartucca, giornalista e direttore di Recnews.it, che torna in trasmissione dopo la puntata sul 5G e i pericoli per la salute.
Il 12 settembre il consiglio comunale ha approvato la delibera che istituisce il “Venice Pass”.
Il “Venezia Pass”
Ovvero senza il pass (che una volta era green e oggi è diventato di tutti i colori) non passi! Tornelli pedonali e blocchi, ingresso previo pagamento di una cifra che oscilla tra i 3 e i 10 €, con multe da 30 ai 50 € per i trasgressori e per chi non espone il QR code legato appunto al pass. Torna in mente “Non ci resta che piangere”, nella scena “Quanti siete? Dove andate? 1 fiorino!”, ma purtroppo non è un film comico e non c’è niente da ridere.
Il “Venice Pass” fa parte del circuito “Italy Pass”, già in uso a Roma e Napoli, praticamente si paga l’ingresso in città e, a seconda del costo, anche l’ingresso ai luoghi e alle attività scelti. Nelle “giornate a bollino nero”, si pagherà l’importo massimo e ci sarà un limite fissato di persone che possono accedere.
Sono previste esenzioni, ma non saranno automatiche, per ottenerle bisognerà iscriversi su una piattaforma dedicata che servirà a programmare la visita in anticipo. Il pass verrà introdotto nella primavera del prossimo anno, con una prima fase sperimentale di 30 giorni, nel caso di flop o di rifiuto da parte della popolazione, potrebbe finire nel nulla come le altre iniziative simili che lo hanno preceduto.
Ancora una volta il controllo, si pensi alle folli Ztl di Milano e Roma, il Qr code, il pass e un prezzo da pagare per avere libertà di spostamento. La discriminazione è enorme e come sempre favorisce i ricchi, che pagheranno senza problemi e discrimina i meno abbienti, che non potranno raggiungere Venezia in treno, magari per una visita in giornata con i panini nello zaino, perché non potranno entrare in città senza aver prima pagato il pass.
Analizziamo quindi il sistema Move-in già in uso nel Lazio, Lombardia e che in Emilia Romagna riguarderà anche i comuni con meno di 30.000 abitanti, dove verrà bloccata la circolazione dei diesel euro 4.
Per altro il sistema Moove-in introduce il concetto di credito sociale, se ti comporti bene prendi punti, ma se non sei in regola vieni escluso.
Quindi chi ha una “vecchia auto” no potrà più nemmeno usarla per una gita fuori porta in qualche paesino, il disegno è chiaro: controllarci, limitare i nostri spostamenti e costringerci a rinunciare all’automobile, ma si sa agli italiani puoi fare qualsiasi cosa, basta non toccargli il calcio.
Le città di 15 minuti sono il vero obiettivo, ovvero delle prigioni senza sbarre in cui vorrebbero rinchiuderci in nome di un’emergenza climatica che non c’è.
Il piano segreto di Israele
La rivista culturale israeliana Mekovit il 28 ottobre ha pubblicato un documento trapelato dal Ministero dell’Intelligence di Tel Aviv che raccomandava l’occupazione di Gaza per deportare tutti i suoi 2,3 milioni di abitanti nella penisola egiziana del Sinai.
Il documento raccomanda che Israele agisca “per evacuare la popolazione di Gaza nel Sinai” Durante la guerra: costruire tendopoli e nuove città nel Nord Sinai, che accoglieranno la popolazione deportata, e poi “creare una zona sterile di diversi chilometri all’interno dell’Egitto e non permettere alla popolazione di tornare all’attività o alla residenza vicino al confine israeliano “. Allo stesso tempo, i paesi del mondo, guidati dagli Stati Uniti, devono essere sfruttati per attuare la mossa.
Il documento è datato 13 ottobre, l’attacco di Hamas è del 7 ottobre, le tempistiche sono quanto meno sospette. Inoltre quello che vediamo sul campo è esattamente quello che sta scritto su questo documento.
Il documento raccomanda inequivocabilmente ed esplicitamente il trasferimento dei civili da Gaza come risultato auspicato della guerra. Il piano di trasferimento è articolato in più fasi: nella prima fase si dovrà agire affinché la popolazione di Gaza “si allontani verso sud”, mentre gli attacchi dell’aeronautica si concentrino sulla parte settentrionale della Striscia. Nella seconda fase inizierà un ingresso via terra a Gaza che porterà all’occupazione dell’intera striscia, da nord a sud e alla “pulizia dei bunker sotterranei dai combattenti di Hamas”.Nello stesso momento in cui la Striscia di Gaza sarà occupata, i cittadini di Gaza si sposteranno in territorio egiziano, lasceranno la Striscia e non gli sarà permesso di ritornarvi permanentemente. “È importante lasciare utilizzabili le corsie di traffico verso sud, per consentire l’evacuazione della popolazione civile verso Rafah”, si legge nel documento
Nel documento si propone di promuovere una campagna dedicata ai cittadini di Gaza che “li motiverà ad accettare il piano” e li spingerà a rinunciare alle loro terre. “I messaggi dovrebbero ruotare intorno alla perdita delle terre, cioè far capire che non c’è più alcuna speranza di ritornare nei territori che Israele occuperà nel prossimo futuro, che questo sia vero o no. L’immagine dovrebbe essere “Allah ha fatto in modo che voi perdeste questa terra a causa della leadership di Hamas: non avete altra scelta se non quella di trasferirvi in un altro posto con l’aiuto dei vostri fratelli musulmani”, si legge nel documento.
Inoltre, è scritto che il governo deve condurre una campagna pubblica che promuova il programma di trasferimenti nel mondo occidentale “in modo da non incitare e annerire Israele”, in cui la deportazione della popolazione da Gaza sarà presentata come una mossa umanitariamente necessaria e otterrà il sostegno del mondo perché porterà a “meno vittime tra la popolazione civile rispetto al numero di vittime previsto” Se l’oculus rimane”.
Un funzionario del Ministero dell’Intelligence ha confermato che il documento di dieci pagine è autentico ma “non avrebbe dovuto esser reso pubblico”, come osserva la rivista Mekovit .
L’esistenza del documento non indica necessariamente che le sue raccomandazioni siano prese in considerazione dal sistema di sicurezza. Nonostante il suo nome, il Ministero dell’Intelligence non è responsabile di alcun organismo di intelligence, ma prepara autonomamente studi e documenti politici, che vengono distribuiti per l’esame da parte del governo e degli organismi di sicurezza ma non sono vincolanti per loro. Il budget annuale dell’ufficio è di circa 25 milioni di shekel e la sua influenza è considerata relativamente piccola.
Sarà ma il Ministro dell’intelligence, Gila Gamliel, il 3 ottobre 2023 ha dichiarato: “La massiccia migrazione della popolazione dalle zone di combattimento è un risultato naturale e ovvio”.
Israele sapeva dell’attacco di Hamas da almeno 1 anno
I funzionari israeliani hanno ottenuto il piano di battaglia di Hamas per l’attacco terroristico del 7 ottobre più di un anno prima che accadesse, denuncia il New York Times, come dimostrano documenti, e-mail e interviste. Ma i funzionari dell’esercito e dell’intelligence israeliani hanno considerato il piano troppo ambizioso, ritenendolo troppo difficile da realizzare per Hamas.
Il documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane hanno chiamato in codice “Muro di Gerico”, delineava, punto per punto, esattamente il tipo di devastante invasione che portò alla morte di circa 1.200 persone. Il documento tradotto, esaminato dal New York Times, non fissava una data per l’attacco, ma descriveva un attacco metodico progettato per sopraffare le fortificazioni attorno alla Striscia di Gaza, prendere il controllo delle città israeliane e assaltare le principali basi militari, inclusa una divisione Sede centrale.
Hamas ha seguito il progetto con una precisione scioccante. Il documento richiedeva una raffica di razzi all’inizio dell’attacco, droni per mettere fuori uso le telecamere di sicurezza e mitragliatrici automatiche lungo il confine, e uomini armati che si riversavano in Israele in massa con parapendii, motociclette e a piedi – tutto ciò. è successo il 7 ottobre.
I funzionari ammettono in privato che, se i militari avessero preso sul serio questi avvertimenti e reindirizzato significativi rinforzi verso sud, dove Hamas ha attaccato, Israele avrebbe potuto attenuare gli attacchi o forse addirittura impedirli. Invece, l’esercito israeliano era impreparato mentre i terroristi fuggivano dalla Striscia di Gaza.
L’esercito israeliano e l’Agenzia di sicurezza israeliana hanno rifiutato di commentare questo problema.
Nel finale le ultime dal mondo “sanitario”.