Sonia Savioli, scrittrice e autrice, tra gli altri, di “Il giallo del Coronavirus”, presenta il suo ultimo libro “Il mercato della malattia”.
Sonia Savioli ci racconta del mercato della malattia, di come sia cambiata la medicina e i medici, dai rimedi naturali “dimenticati” al farmaco per tutto e “a tutti i costi“. I livelli per diabete e colesterolo abbassati rispetto al passato, così che chi ieri era sano oggi si ritrova “malato” e imbottito di farmaci. Lo strapotere delle lobby farmaceutiche, gli effetti collaterali … In alcuni casi si è “inventato” un farmaco che non andava bene per nessuna patologia, ma poi si è “inventata” una malattia apposta per quel farmaco …
Un libro affascinante, ogni capitolo si apre con le proprietà medicali di erbe, piante e frutti ormai dimenticate.
«Ogni giorno, con ciò che respiriamo, che beviamo, che mangiamo, noi facciamo guerra al nostro organismo, miniamo le basi della nostra salute. Ma non abbiamo paura dei pesticidi, veleni che intridono i cibi di cui ci nutriamo, inquinano le acque di falda che beviamo, con cui cuciniamo e laviamo i nostri bambini». In compenso ingurgitiamo qualsiasi pillola ci venga prescritta, senza conoscerne la composizione e i pericoli ovvero gli effetti collaterali?
Dal libro “Il mercato della malattia”
<<La sanità è il petrolio del terzo millennio e, come l’industria petrolifera ha disegnato una società e un’organizzazione sociale a suo vantaggio, così l’industria della sanità ha disegnato una società e una cultura medicalizzate e “sanificate”, con l’aiuto anche di leggi create su misura: disinfettanti nei luoghi di lavoro, materiali asettici anche se cancerogeni, continui controlli medici, malattie inventate che prevedono l’assunzione costante e sempiterna di farmaci>>.
In questa sua nuova opera, Sonia Savioli indaga le circostanze e le motivazioni che ci hanno condotto al punto in cui siamo: una medicina che è diventata un’industria è un commercio, il cui scopo è vendere i propri prodotti e ampliare i propri mercati. Il corpo umano è diventato una macchina e il medico un professionista facente parte di una categoria corporativa e privilegiata. L’ospedale è diventato un’organizzazione tipica della moderna società industriale e tecnocratica: chi rientra perde la propria personalità, le proprie abitudini e i diritti naturali e sociali intrinseci alla sua umanità. I giovani medici vengono istruiti nei santuari della moderna conoscenza, le università, da docenti che sono collaboratori delle multinazionali farmaceutiche, con programmi di insegnamento dettati da queste ultime.
Com’è potuto accadere? come possiamo uscire da questa situazione?
<< l’infinita serie di vaccini risponde alla smisurata avidità di profitto del capitalismo senza più freni e limitazioni della globalizzazione; un capitalismo magmatico, informe, pronto ad adattarsi a ogni contenitore, a creare mercati di qualsiasi tipo senza regole morali né ambientali; pronto a saccheggiare risorse naturali, sociali, umane. Risponde però anche alla smisurata e ottusa presunzione di una scienza che guarda alla natura come una preda, che si propone di dominare, modificare, sottomettere. Una scienza e una cultura che vedono nella malattia una manifestazione peculiare della natura, mentre invece è uno squilibrio, il più delle volte procurato dalle condizioni sociali, oppure, e sempre più spesso e in maniera preponderante, proprio dalla scienza e tecnica moderne. Per questa scienza, la scienza del dominio, la natura è qualcosa di ostile, imperfetto, sbagliato, malato; qualcosa che tocca all’intelligenza umana dominare, migliorare. È una scienza che si crede onnipotente e che guarda alla vita con il disprezzo delle caste superiori; una scienza folle, risultato di una società folle>>.