La benedizione a gay e divorziati risposati di Fiducia-Supplicans è l’ultima trovata eretica di Bergoglio che sta scardinando la tradizione della Chiesa Cattolica e stravolgendo il significato del Vangelo, con il risultato di creare ampie divisioni all’interno della chiesa, numerose infatti sia le proteste che la presa di distanza dallo sdoganamento delle benedizioni alle coppie gay o ai divorziati risposati, oltre all’evidente perdita di fedeli che sta diventando una vera e propria emorragia.
Padre Janvier Gbénou – Father Jesusmary Missigbètò, sacerdote sospeso a divinis, per le sue opposizioni pubbliche alle eresie bergogliane, dopo le numerose correzioni filiali con le quali ha più volte richiamato il Papa, o presunto tale, a correggersi, sono tutte cadute nel vuoto, al contrario Bergoglio sta accelerando questa deriva anticristica aprendo di fatto le porte della Chiesa al demonio. Trovate le interviste a Padre Janvier Gbénou qui.
In questo modo i fedeli vengono ingannati, perché convinti che ciò che è male sia bene, in questo modo a loro insaputa, vengono condotti lontano da Dio e incoraggiati a seguire il demonio.
Padre Janvier Gbénou – Father Jesusmary Missigbètò, ha scritto due documenti nei quali spiega perché Fiducia-Supplicans vada ritirata (io aggiungerei che il cardinal Fernandez deve essere rimosso), con la richiesta ai fedeli di consegnare copia di questi documenti al proprio parroco invitandolo a leggerli, a riflettere e a dare risposte ai parrocchiani. Perché in tutto ciò il silenzio più assordante arriva dagli altari dove si celebra la Santa Eucarestia ma si tace sulle eresie di Bergoglio. Oggi vediamo la seconda parte, trovate la prima qui. Tutte le interviste a Padre Janvier Gbénou qui.
A fine puntata commentiamo le scandalose dichiarazioni di Bergoglio intervistato da Fazio.
Qui trovate il testo integrale di Fiducia-Supplicans.
A seguire trovate il testo del primo documento, a fondo pagine trovate i pdf che potete scaricare, stampare e consegnare ai vostri parroci per aprire un confronto.
È la ‘Fiducia-Supplicans’ una benedizione per la Chiesa Cattolica? (2)
Questo testo è diviso in due parti. La prima è una breve riflessione di un sacerdote e di alcune famiglie cattoliche africane sulla Dichiarazione ‘Fiducia-Supplicans’ (FS). In questa seconda parte, vedremo come un sacerdote cattolico che non benedice né può benedire le coppie omosessuali (o divorziate risposate) possa comunque accogliere e benedire gli individui, rimanendo fedele a Gesù Cristo e alla Tradizione della Chiesa Cattolica. È bene ricordare che ogni lettore è caldamente invitato a mostrare questo testo al proprio parroco (o vescovo) e a chiedere il suo parere sulla veridicità di quanto spiegato.
Ecco, in forma di domande e risposte, sette possibili casi in cui le persone chiedono una benedizione a un sacerdote cattolico: due persone omosessuali (o divorziate risposate) che si presentano come coppia e che chiedono una benedizione per la coppia; due persone pubblicamente omosessuali (o divorziate risposate) non pentite che si presentano come coppia e che chiedono una benedizione individuale; una persona pubblicamente omosessuale (o divorziata risposata) non pentita che chiede una benedizione; una persona pubblicamente omosessuale (o divorziata risposata) pentita che chiede una benedizione; una persona segretamente omosessuale (o divorziata risposata) non pentita che chiede una benedizione; una persona segretamente omosessuale (o divorziata risposata) pentita che chiede una benedizione; un gruppo di persone omosessuali (o divorziate risposate) che chiedono una benedizione collettiva.
Nel rispondere alle seguenti domande, ci sforzeremo di rimanere fedeli ai comandamenti di Gesù Cristo ricevuti dalla Tradizione della Chiesa. Dobbiamo infatti tenere sempre presente la raccomandazione di Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giovanni 14:15).
Benedizioni ai gay, Dio può benedire il peccato? Domande e risposte
Domanda 1: Un sacerdote può benedire due persone omosessuali (o divorziate risposate) che si presentano come coppia e che chiedono una benedizione per la coppia?
Risposta: No, poiché l’esistenza di tali coppie non è conforme alla volontà divina chiaramente espressa nella Sacra Scrittura e nella Tradizione della Chiesa. Dio ha voluto che l’uso della sessualità fosse riservato alla coppia formata da un uomo e una donna sposati (cfr. Genesi 1:26-28; 2:23-24). Questo argomento è stato ampiamente spiegato nella prima parte di questo testo. Si invita pertanto il lettore a farvi riferimento per meglio comprendere la risposta negativa appena data. Il sacerdote può comunque benedire gli individui a causa del loro buon desiderio di ricevere l’aiuto di Dio nella loro vita, ma ha l’obbligo di evitare il rischio di scandalo. La lettura della Domanda 2 è necessaria per comprendere bene questa possibilità.
Domanda 2: Un sacerdote può benedire due persone pubblicamente omosessuali (o divorziate risposate) non pentite che si presentano come coppia e che chiedono una benedizione individuale?
Risposta: Sì, in privato, confermando loro che non benedice la coppia ma i singoli, come abbiamo visto nella Domanda 1. No, in pubblico, perché c’è il rischio di scandalo per l’assenza di pentimento pubblico. Ovviamente, questo significa che non ci sarà alcuna pubblicità fotografica o video della benedizione individuale privata.
Una benedizione individuale privata è possibile perché la benedizione non è un sacramento.
Può quindi essere impartita a chiunque la chieda, purché non vi sia rischio di scandalo: non si può “pretendere, per una semplice benedizione, le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti” (FS 12). Anche se queste persone omosessuali (o divorziate risposate) non sono pentite e la loro volontà non è perfettamente in accordo con quella di Dio, il fatto che chiedano una benedizione è una cosa positiva. Infatti, secondo quanto abbiamo visto nella Domanda 1, ciò è conforme alla volontà divina e rende manifesto il loro buon desiderio di ricevere una grazia (un aiuto) da Dio per vivere meglio e agire bene: “Chi
chiede una benedizione si mostra bisognoso della presenza salvifica di Dio nella sua storia e chi chiede una benedizione alla Chiesa riconosce quest’ultima come sacramento della salvezza che Dio offre” (FS 20). Inoltre, questa benedizione permette al sacerdote di pregare per la conversione di queste persone alla volontà divina in materia di sessualità, matrimonio e famiglia.
Questa benedizione privata individuale è un sacramentale (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 1667-1673), cioè una preghiera per chiedere a Dio una guarigione spirituale. Così come il sacerdote benedice i malati fisici per chiedere a Dio la loro guarigione fisica, può anche benedire i malati spirituali per chiedere a Dio la loro guarigione spirituale. Non si tratta di una benedizione del loro peccato o della loro mancanza di pentimento, ma piuttosto di una benedizione del loro buon desiderio di ricevere l’aiuto di Dio nella loro vita.
La risposta appena data può scioccare alcuni, ma altri esempi aiutano a rimuovere lo sciocco. Per esempio, la benedizione impartita dal sacerdote o dal vescovo alla fine della Messa a tutti i presenti, siano essi santi o ladri, cattolici o protestanti o musulmani, omosessuali o divorziati risposati, ecc. Questa benedizione collettiva ricorda le parole di Gesù ai suoi Apostoli inviati in missione: “Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi” (Matteo 10:12-13). Quando Gesù inviò i suoi 72 discepoli in missione, disse: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi” (Luca 10:5-6). Ciò significa che quando viene impartita una benedizione collettiva, solo coloro che ne sono degni, cioè coloro il cui cuore è ben disposto verso Dio, ne ricevono l’effetto.
Un altro esempio: nella Tradizione della Chiesa, i sacerdoti benedicono naturalmente i campi, le piante, gli animali, così come le persone che si avvicinano a loro e chiedono la benedizione degli oggetti o di se stessi. Tradizionalmente, prima di impartire la benedizione,
i sacerdoti non chiedono se la persona è battezzata o sposata, se è santa o ladra, se è omosessuale o divorziata risposata: “quando le persone invocano una benedizione non dovrebbe essere posta un’esaustiva analisi morale come precondizione per poterla conferire.
Non si deve richiedere loro una previa perfezione morale” (FS 25).
Un altro esempio: un sacerdote che vive in un Paese musulmano è invitato a benedire da una donna musulmana per strada. La prudenza consiglia a questo sacerdote di non impartire questa benedizione in pubblico, perché potrebbe scioccare i musulmani presenti e questo potrebbe portare al malcontento verso il sacerdote e la donna. In questo caso, è meglio che il sacerdote dia la benedizione in privato. Anche se la donna è musulmana, la sua richiesta di benedizione, che esprime il suo buon desiderio di ricevere le grazie del Dio cristiano, è conforme alla volontà divina.
Domanda 5: Un sacerdote può benedire una persona segretamente omosessuale (o divorziata risposata) non pentita che chiede una benedizione?
Risposta: Sì, sia in privato che in pubblico, perché non c’è rischio di scandalo dato che la situazione di questa persona non è nota al pubblico.
Domanda 6: Un sacerdote può benedire una persona segretamente omosessuale (o divorziata risposata) pentita che chiede una benedizione?
Risposta: Sì, sia in privato che in pubblico, perché non c’è rischio di scandalo dato che la situazione di questa persona non è nota al pubblico.
Domanda 7: Un sacerdote può benedire un gruppo di persone omosessuali (o divorziate risposate) che chiedono una benedizione collettiva?
Risposta: Sì, se dice loro che non benedice le coppie e se evita il rischio di scandalo. Questo tipo di richiesta potrebbe presentarsi, ad esempio, durante una riunione parrocchiale o per strada. utte le persone omosessuali (o divorziate risposate), pentite o non pentite, che chiedono al sacerdote una benedizione per sé e non per la loro coppia, possono riceverla, se non c’è rischio di scandalo. Come abbiamo visto nella Domanda 2, nel benedire queste persone, il sacerdote non benedice i loro peccati o la loro mancanza di pentimento, ma piuttosto il loro buon desiderio di ricevere l’aiuto di Dio nella loro vita. Inoltre, questa benedizione permette al sacerdote di pregare per la conversione di queste persone alla volontà divina in materia di sessualità, matrimonio e famiglia.
Se c’è il rischio di scandalizzare gli osservatori esterni, il sacerdote impartirà la benedizione in privato. Ovviamente, questo significa che non ci sarà alcuna pubblicità fotografica o video della benedizione privata. Per evitare malintesi, è anche bene che il sacerdote impartisca la benedizione individualmente piuttosto che collettivamente. Se il sacerdote è costretto a impartire una benedizione collettiva, a causa del numero di persone o della mancanza di tempo, è bene che dica loro che la benedizione non è una benedizione delle loro coppie e che è individuale anche se impartita collettivamente.
Cosa dire alle persone omosessuali e alle persone divorziate risposate che hanno letto questo testo sulla benedizione che i sacerdoti cattolici possono dare loro individualmente, evitando di darla alle loro coppie? La Chiesa è Madre ed Educatrice (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 2030-2051). Come Madre, la Chiesa, annidata nel cuore di Gesù sulla Croce, li ama enormemente e non può non amarli: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Isaia 49:15).
Tuttavia, dobbiamo sempre ricordare che l’amore è inseparabile dalla verità, così come Gesù (Verità) è inseparabile dallo Spirito Santo (Amore). La Chiesa ha quindi anche il dovere di educare le persone omosessuali e le persone divorziate risposate insegnando loro la verità divina. Infatti, l’amore si vive nella verità e la verità si vive nell’amore. Amare una persona omosessuale o una persona divorziata risposata significa avere la gioia di predicarle l’amore di Dio, ma significa anche avere il coraggio di annunciarle la verità di Dio.
Gesù Cristo stesso è il modello perfetto di questa simbiosi tra verità e amore, e ripete alle persone omosessuali e alle persone divorziate risposate ciò che disse alla donna adultera, con tutto l’amore del suo cuore divino: “Neanch’io ti condanno; va e d’ora in poi non peccare più” (Giovanni 8:11).
Padre Janvier Gbénou; nome di penna: Fr. Jesusmary Missigbètò; 1 gennaio 2024
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