Andrea Cionci, storico dell’arte, giornalista e scrittore presenta i prossimi incontri sul suo best seller “Codice Ratzinger”.
Cionci riprende “le mosse” di Papa Benedetto, che per non rinunciare ad essere Papa, pur lasciando intendere il contrario, avrebbe escogitato un piano e lasciato messaggi evidenti anche se non espliciti, quello che Cionci ha definito “Codice Ratzinger”.
Ma cosa avrebbe portato Ratzinger a tutto questo? A Partire dalle oscure trame della “Mafia di San Gallo”, Un gruppo riformista segreto all’interno della Chiesa.
Per chi vuole approfondire Le edizioni Fede & Cultura hanno pubblicato il libro La Mafia di San Gallo di Julia Meloni in italiano, “La nuova Bussola Quotidiana” ha dedicato un articolo:
La Mafia di San Gallo
Il “gruppo” di San Gallo nasce a metà degli anni Novanta, quando cominciò a manifestarsi la malattia di Giovanni Paolo II, per opporsi all’eventuale elezione di Ratzinger in vista di un futuro conclave. La Meloni ricostruisce le azioni concordate dal gruppo alla morte di Giovanni Paolo II e, soprattutto, l’apparentemente strano comportamento di Martini che – dopo il famoso colloquio a tavola di cui sopra – fece confluire i propri voti su Ratzinger. Proprio Martini che – spiega la Meloni – il gruppo di San Gallo avrebbe voluto come candidato anti-Ratzinger se non avesse contratto il morbo di Parkinson.
Nell’impossibilità di candidare Martini, già allora l’attenzione del gruppo si era indirizzata sull’arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio, che nel 2005 emerse come possibile candidato della mafia di San Gallo, ma per la “tenuta” della candidatura Ratzinger e per la scelta di Martini di confluire su di lui, anche Bergoglio si indirizzò su Benedetto XVI. Una cosa diversa avvenne nel conclave del 2013, dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Anche in questo caso l’autrice ricostruisce i fatti, molti dei quali accertati, altri molto probabili ma non dimostrati, come per esempio l’invito a dimettersi che il cardinale Martini avrebbe rivolto a Benedetti XVI.
La narrazione si incentra sull’emergenza del primate d’Argentina, Jorge Mario Bergoglio, e sulla convergenza progressiva delle sue prese di posizione con gli auspici del gruppo di San Gallo.
Secondo la Meloni, Bergoglio fu eletto nel nuovo conclave del 2013 come esito finale di una lunga macchinazione durante la quale il gruppo aveva dovuto pazientare, aspettare il momento opportuno, rivedere momentaneamente la propria tattica, riposizionarsi, ma senza mollare mai, nemmeno dopo il suo assottigliamento per la morte di Silvestrini prima e di Martini poi. Ed infatti l’autrice elenca i provvedimenti con cui oggi Bergoglio/Francesco sta realizzando tutti i punti dell’agenda del gruppo richiamati sopra.
Benedetto XVI non ha mai abdicato
Innumerevoli le prove portate da Cionci secondo le quali Papa Benedetto XVI sarebbe stato costretto alla sede impedita, avendo rinunciato al Ministerium ma non al Munus, pertanto sarebbe rimasto l’unico Papa.
Bergoglio sarebbe invece un antipapa, d’altronde Ratzinger ha mantenuto l’abito bianco, ha continuato a vivere in Vaticano e a ripetere che il papa era uno solo, senza però specificare mai se intendesse lui o Bergoglio.
Cionci spiega chi sono gli “Una Cum” e i continui attacchi al suo lavoro, ma parla anche di Don Tullio Rotondo e del fatto che recentemente Bergoglio ha aggiunto nelle sue fila un altro nuovo prefetto.
Víctor Manuel Fernández sarà il prossimo prefetto per la Dottrina della Fede. Una scelta che però ha destato sospetti, contestazioni e curiosità sul nuovo prefetto, conosciuto ai più come un “esperto di baci”.