Insieme a Silvano Antori e Daniela Bruiglia, del gruppo “Immunodepressi tutela contro coronavirus” torniamo a parlare dei lavoratori fragili.
Avevamo iniziato a trattare l’argomento a dicembre 2022, perché il governo aveva deciso di prorogare oltre il 31 dicembre 2022 lo smartworking per i lavoratori immunodepressi con gravi patologie e per quelli che hanno a carico figli sotto i 14 anni. Ma c’era un enorme problema di disparità e discriminazione, il governo si disinteressava di migliaia di lavoratori che svolgono funzioni incompatibili con lo “smart working” come gli infermieri, e al tempo stesso non possono esporsi al Covid a causa delle loro patologie. Questa “dimenticanza” si protraeva da giungo 2022 e i lavoratori fragili esclusi dal lavoro agile, sono stati costretti a consumare le ferie oppure a mettersi in malattia, nella speranza che una norma retroattiva avrebbe equiparato l’assenza al ricovero ospedaliero, così da non inficiare il comporto di malattia (180 gg) che prelude alla licenziabilità del lavoratore.
Il Milleproroghe e le promesse mancate
La prima speranza è caduta con il milleproroghe, nonostante le promesse di alcuni politici, le cose sono rimaste ferme, il lavoro agile è stato prolungato fino al giugno 2023 e oggi si discute di prolungarlo fino a fine anno, ma sempre escludendo chi non può svolgere il lavoro da casa.
Inoltre non è fissata una quantità di giorni minima: la decisione sul numero di giorni di smart working sarà fissata con la contrattazione tra dipendente e aziende.
In altre parole il datore di lavoro è obbligato a far accedere il lavoratore o la lavoratrice allo smart working per come è previsto nelle intese aziendali, oppure a concordare una forma di lavoro agile personalizzata, se l’azienda non ha ancora un accordo collettivo sul tema. I genitori di under 14 che lavorano per la pubblica amministrazione, invece, non avranno diritto allo smart working.
I fragili restano esclusi dallo smart working
Per i lavoratori fragili esclusi dallo smart working la situazione è drammatica, perché va avanti da giugno 2022. Molti di loro sono stati dichiarati incompatibili con il luogo di lavoro dal loro medico di base e quindi, anche volendo, non possono recarsi sul luogo di lavoro. L’unica alternativa è quella di mettersi in malattia, consumando così il comporto che è di 180 giorni, terminato il quale possono essere licenziati, inoltre con il ricovero ospedaliero ricevono lo stipendio, ma non i contributi. Alcuni di loro hanno addirittura dovuto sospendere le terapie per essere considerati idonei e poter rientrare al lavoro.
La lettera alle autorità
Si fa presente che, fino al 30 giugno 2022, erano tutelati dallo Stato con una doppia tutela:
– lo smart working, per chi aveva una mansione compatibile,
– l’assenza equiparata a ricovero ospedaliero che non andava a inficiare nel comporto per ruoli in cui non era possibile applicare il lavoro agile;
E che con la Legge n. 14 del 24/02/2023, purtroppo, è stato prorogato ancora una volta soltanto lo smart working fino al 30 giugno 2023 (per soli tre mesi) con la minaccia di perdere migliaia di posti di lavoro in quanto non tutti i lavoratori fragili possono svolgere il lavoro in modalità agile.
Per questo motivo ogni giorno i lavoratori fragili devono scegliere tra il tutelare la propria vita oppure il proprio lavoro.
Questa la lettera che i lavoratori fragili del gruppo “Immunodepressi tutela contro coronavirus” hanno inviato alle autorità nel 2023: