Con Nicoletta Maggitti Psicologa scolastica e Rita Mureddu Psicologa e insegnate, entrambe del “comitato nazionale psicologi per l’etica la deontologia e le scienze umane”, parliamo della crisi della scuola e della società.
L’intervista fa seguito alla precedente su Psicologia, etica e scienze umane.
La scuola di oggi chiede agli alunni di “performare per forza” tutti nello stesso momento, e così si trascura la parte sociale e morale del bambino. La pandemia ha fortemente inciso sullo sviluppo psicologico, dal distanziamento sociale, alla mascherina, dai parchi gioco chiusi ai lockdown. Oggi si notano difficoltà emotive nei bambini più piccoli, che in questi anni hanno imparato dagli adulti che “stare vicino a qualcuno è pericoloso”, bisogna tenere le distanze. Purtroppo assistiamo anche all’aumento di atti autolesionismo e dei suicidi. Il 7,5% dei bambini tra i 7 e i 12 anni soffre di senso di solitudine.
L’eccesso diagnostico
Se da un lato cresce il disagio e le richieste di aiuto psicologico, dall’altro la scuola sembrerebbe essersi appiattita e scivolare nell’eccesso diagnostico, anche quando forse non sarebbe necessario.
La scuola di oggi tende ad appiattire le peculiarità degli alunni, che sono uno diverso dall’altro, seguendo le direttive, la normativa e la programmazione, l’insegnante si ritrova a trattare i bambini come se fossero tutti uguali e quindi a pretendere da loro una performance che sia la più uniforme possibile. È evidente che tutto ciò appiattisce le diverse personalità.
Gli insegnanti della vecchia guardia si domandavano: Non è ogni singolo alunno portatore di un programma educativo speciale? Che bisogno abbiamo oggi di identificare un bisogno educativo speciale, laddove un bambino evidenzia una difficoltà, e trattare tutto il resto della classe come se fosse un nucleo uniforme? Bisognerebbe comunque fare un piano personalizzato per ogni alunno.
Il disturbo specifico dell’apprendimento
Purtroppo è quello che accade oggi, se un alunno manifesta qualche difficoltà, l’insegnante fa una segnalazione alla famiglia e i servizi territoriali di riferimento di neuropsichiatria infantile si occupano di fare la diagnosi, spesso si tratta di disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Nel caso di diagnosi però gli alunni non ricevono un aiuto in più, come un insegnante di sostegno, ma ha il diritto di utilizzare strumenti dispensativi e compensativi, o di avere più tempo per le verifiche o utilizzare un audio libro. In genere viene anche consigliato un percorso psicologico.
Emerge però un problema di eccesso diagnostico, con tutto quello che ne consegue, perché un alunno viene fatto sentire diverso dal resto dei suoi compagni di classe.
Urge un Ritorno al ritmo del bambino e ad un’educazione di tipo emotivo, come spiega la dottoressa Mureddu.