Questa è la quarta puntata dedicata all’inchiesta di Bergamo e ai documenti di Aifa portati alla luce da “Fuori dal Coro” (Trovi la prima puntata qui, la seconda qui e la terza qui).
Oggi parleremo di quanto emerso sui vaccini, il 14 marzo “Fuori dal Coro” su Rete 4 ha mostrato documenti esclusivi Aifa, dai quali si evince la determinazione a nascondere il fallimento dei vaccini.
Già il 19 gennaio 2021, all’inizio della campagna vaccinale, la Regione Umbria si accorge che ci sono dei vaccinati che non sviluppano anticorpi e manda una nota all’Aifa, che risponde il giorno stesso che la mancanza di efficacia non va indicata.
Due mesi dopo è il Centro di farmacovigilanza della Regione Liguria a comunicare la mancanza di efficacia in soggetti che poco dopo la seconda dose sviluppavano la malattia con sintomi chiede come fare a segnalare questi casi e chiede di poter registrare questi eventi come gravi casi di mancanza di efficacia.
Viene di nuovo messo tutto a tacere, ma le evidenze sono così forti che i dubbi iniziano a sorgere anche tra gli stessi funzionari Aifa, una funzionaria scrive:
“Vi chiederei di spiegarmi la differenza tra fallimento vaccinale e assenza di anticorpi indotti da vaccino».
Risposta: “La nostra idea è che assenza di anticorpi indotti da vaccino si configuri come una reazione avversa diversa da fallimento vaccinale…”.
La funzionaria replica che all’università ha studiato che se il vaccino non ha prodotto anticorpi significa mancanza di efficacia e quindi fallimento vaccinale
Insomma le evidenze del fallimento vaccinale erano scientificamente cristalline, Aifa lo sa ma non lo ammette, anzi fa di tutto per nascondere la cosa.
“Se facciamo passare come fallimento vaccinale l’assenza degli anticorpi, siamo fuori dalle indicazioni Ema […]. Per questo pensavamo di farle modificare togliendo fallimento vaccinale”.
La domanda sorge spontanea: se l’Aifa non informa i cittadini del fallimento vaccinale, quindi non li tutela, chi tutela l’Aifa? Anche perché qualche mese dopo sono gli Spedali Civili Brescia a segnalare un “elevato numero di casi di inefficacia di vaccini anti Covid-19”. Ma Aifa replica che per poter parlare di inefficacia vaccinale servono: “test molecolare positivo e presenza di sintomi”.
La vigilanza attiva dimenticata
Insomma secondo Aifa il soggetto bi-dosato, positivo al tampone rapido, non dimostra l’inefficacia vaccinale se non fa il tampone molecolare e se non ha sintomi. Sembra fatto apposta per limitare al massimo i casi di inefficacia vaccinale. Poi c’è un’aggravante che pesa come un macigno sulla buona fede dell’Aifa, l’agenzia del farmaco avrebbe dovuto eseguire la farmacovigilanza attiva sui vaccinati, per monitorare l’insorgenza di eventuali disturbi e patologie. Mai così detti VigiCovid non sono mai stati attivati e quando qualcuno chiede che fine abbiano fatto, Aifa risponde:
“Il progetto Vigicovid non deve essere considerato. […] Se vogliamo sopravvivere a tutto quello che sta arrivando occorre imparare anche a non rispondere […].
Parola d’ordine “nascondere l’inefficacia vaccinale” e gli effetti avversi, così hanno falsato la realtà, così hanno ingannato la popolazione.
Pregliasco, Burioni, Ricciardi
Questo è solo l’inizio nella puntata vedremo delle ultime uscite di Pregliasco, nelle quali sembrerebbe mettere le mani avanti per un libero tutti, perché non si poteva immaginare quello che sarebbe successo …
Non c’era certezza? Lo dice oggi ma allora dicevano di essere certi perché lo diceva la scienza. quindi? Non avevano certezze ma hanno usato droni ed elicotteri per tenere le persone chiuse in casa, ci hanno sospesi dal lavoro, esclusi da bar, ristoranti, poste e mezzi pubblici.
Si passa poi a Burioni ma soprattutto a Walter Ricciardi che sembrerebbe non raccontarla giusta ai Pm, ai quali dichiara: “I miei rapporti con lui (Speranza, ndr) riguardavano le relazioni internazionali”. Quindi non sapeva nulla di zone rosse e piano pandemico. Strano perché, come abbiamo visto nelle puntate precedenti, dalle chat in possesso degli inquirenti, emerge un quadro differente. Giuseppe Ruocco dirigente del ministero, ricorda che fu proprio Ricciardi ad aver “Opposto assoluto divieto alle messe”.
Riesce davvero difficile credere alle parole di Ricciardi, superconsulente di Speranza con cui il ministro però non si consultava sulla gestione della pandemia e che però ha imposto lo stop alle messe. Come è possibile se non sapeva nulla delle zone rosse e dei comuni lombardi dove il virus stava esplodendo? E perché in Tv continuava a chiedere chiusure e lockdown?
Sileri e il clima al Ministero
Passiamo poi a Sileri che parla di un clima di intimidazioni, colpi bassi e giochi di potere. Minacce più o meno esplicite, gente che fruga nella sua scrivania.
Il 3 febbraio 2020 Sileri avvisò Ippolito circa “la gravità della situazione e il pericolo incombente sul nostro paese”, ma il dirigente sanitario rispose con gesti scaramantici.
“Non mi hanno ascoltato nemmeno quando il 29 dicembre 2020 avevo chiesto al direttore della Prevenzione Giovanni Rezza e ad Agenas di fare delle schede anamnestiche per i soggetti da vaccinare in cui inserire anche le malattie autoimmuni, integrate con il consenso informato”.
Per quanto riguarda i rapporti tra lo staff di Speranza e quello di Sileri, da quanto emerge dalle chat tra Zaccardi e Sileri, che sono agli atti, Sileri non viene considerato. Non riceve risposte alle sue richieste, non viene invitato alle riunioni e non viene aggiornato sulle decisioni.
Direi che c’è qualcosa di molto strano un vice ministro a cui viene “perquisita” la scrivania, a che scopo? Che cosa cercavano? Sileri minacciato con presunte carte contro di lui, perché chiedeva di fare cose assolutamente logiche? Si evince che c’era la volontà opposta ossia di non fare quelle cose, e questo è francamente di una gravità inaccettabile, perché parliamo di cosa che avrebbero potuto salvare molte vite.
Le sue richieste alle riunioni della task force per fronteggiare il virus non venivano neppure messe a verbale e i suoi allarmi erano accolti con gli scongiuri perfino dai luminari.
Il Pentagono dietro la censura social
Per finire analizziamo l’inchiesta che ha portato alla luce la censura dei social a post veritieri e a personalità scientifiche, dietro ci sarebbe addirittura il Pentagono.
Questa è la quarta puntata dedicata all’inchiesta di Bergamo e ai documenti di Aifa portati alla luce da “Fuori dal Coro” (Trovi la prima puntata qui, la seconda qui e la terza qui).