Nicola Scafetta – Professore di Fisica dell’atmosfera e oceanografia, università Federico II di Napoli, illustra il suo ultimo studio sui modelli climatici globali, attraverso i quali si determina l’aumento delle temperature e quindi il riscaldamento globale, che tanto “allarma” i nostri governanti, la Ue, gli Usa e che essi ritengono collegato all’aumento della concentrazione della CO2 in atmosfera.
Lo studio prende in considerazione ben 41 modelli globali, li mette a confronto attraverso diverse simulazioni, il risultato è che questi modelli sono decisamente inaffidabili. La domanda sorge spontanea: allora perché i risultati di questi modelli vengono presi come verità assoluta e sulla base del presunto riscaldamento globale la UE spinge verso politiche irrazionali e suicide per la nostra economia e industrializzazione?
E Ancora quale influenza può avere diminuire le emissioni in Europa quando la stragrande maggioranza delle produzioni e quindi delle emissioni avvengono in Cina?
Poi dietro a tutto ciò c’è un modo di ragionare quanto meno perverso, in Europa utilizziamo carbone e petrolio, ma soprattutto gas e nucleare per produrre energia. Quindi producendo in Europa limiteremo drasticamente le emissioni di CO2, invece demandiamo alla Cina le nostre produzioni, Cina che utilizza appunto prevalentemente carbone e petrolio e quindi? Quindi in realtà l’Europa inquina molto di più di quanto potrebbe, solo che lo fa fare alla Cina, ora qualcuno sa dirmi quale è il senso di tutto ciò?
Lo Studio sui modelli climatici globali
Ma torniamo allo studio: I modelli climatici globali (GCM) della sesta fase del progetto di intercomparazione di modelli accoppiati (CMIP6) sono stati impiegati per simulare le temperature del ventunesimo secolo per la valutazione del rischio di futuri cambiamenti climatici. Tuttavia, la loro risposta climatica transitoria (TCR) varia da 1,2 a 2,8 °C, mentre la loro sensibilità climatica di equilibrio (ECS) varia da 1,8 a 5,7 °C, portando a grandi variazioni nell’impatto climatico di un aumento antropico della CO 2 atmosferica. Inoltre, ci sono prove crescenti che molti GCM stanno funzionando “troppo caldi” e sono quindi inaffidabili per dirigere le politiche per i futuri cambiamenti climatici.
I Modelli a bassa variabilità climatica sono i più “affidabili” se basati su riscaldamento eccessivo, ma se basati su un riscaldamento inferiore sono sballati
Per concludere c’è una distorsione tra questi modelli, inoltre dal 900 ad oggi il reale aumento delle temperature non è certo. Esistono inoltre problemi e dubbi sulle interpretazioni dei risultati di questi modelli. Quindi quale è il reale rischio climatico? Quanto peso hanno politica e ideologia nel catastrofismo climatico e quale è invece il peso della scienza?
Prof. Nicola Scafetta: Professore di Fisica dell’atmosfera e oceanografia presso l’università Federico II di Napoli. Dal 1998 al 2014 ha svolto ricerche scientifiche e insegnato in prestigiose università statunitensi. È stato membro dell’Active Cavity Radiometer Irradiance Monitor associato alla Nasa e dedicato alla misura e allo studio della radiazione solare totale. Ha pubblicato 137 articoli scientifici e 8 libri.