Insieme a Marco Cassinis, economista e collega di Radio Roma cerchiamo di fare chiarezza sulla stretta green della UE sulle case.
La Commissione Itre in seno al Parlamento Europeo ha infatti dato il primo sì. Di cosa si tratta esattamente?
In un’intervista al Sole 24 Ore Ciarán Cuffe, relatore al Parlamento europeo della proposta di direttiva che vuole rendere gli edifici europei più efficienti dal punto di vista energetico, ha chiarito alcuni aspetti nevralgici dell’atto normativo.
“prevede che ciascun paese individui il 15% del parco immobiliare più inquinante (appartenente quindi alla classe G) e che ne migliori l’efficienza energetica”. Nella proposta di direttiva “gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali” devono raggiungere “la classe D entro il 2030”. Invece “gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tempo fino al 2033 o più per raggiungere questo obiettivo”.
Alla domanda sulle voci, circolate in Italia, che immobili molto inquinanti non potrebbero essere affittati o addirittura venduti, Cuffe ha risposto che “la direttiva non introduce alcun limite di questo tipo. So che legislazioni in questo senso sono state adottate in Francia o in Olanda. La scelta è prettamente nazionale “
L’impatto in termini di deprezzamento del nostro patrimonio immobiliare sarebbe devastante?
Un’insostenibile patrimoniale sulle case degli italiani già vessate da un inasprimento fiscale senza precedenti a partire dal 2011. Da 8 a 24 miliardi di maggiori imposte sugli immobili ogni anno. Poi «scese» intorno a 20. Un salasso cumulato di almeno 120 miliardi in dieci anni che però quasi impallidisce rispetto alla legnata in arrivo.
Quante sono le case oggetto della direttiva e quanto tempo ci vorrebbe per ristrutturarle?
Circa 9 milioni è il potenziale numero degli edifici oggetto di ristrutturazione. A tanto ammonterebbe il patrimonio immobiliare non a norma secondo stime Ance che calcola la spesa necessaria in circa 1.500 miliardi. Un piano così assurdo – sempre secondo l’Associazione dei costruttori – che servirebbero 630 anni per far arrivare tutti gli immobili in classe E; addirittura 3.800 per portarli tutti in classe D tenendo ovviamente conto dell’attuale capacità produttiva delle nostrei mprese.
LE CONDIZIONI DEGLI IMMOBILI ITALIANI: IL 75% DEGLI IMMOBILI EDIFICATI PRIMA DEL 1991. Questi dati mettono in chiaro che più di metà del patrimonio immobiliare (classi G ed F) andrebbe ristrutturato entro il 2030, circa 12,2 milioni di edifici residenziali.
Secondo le stime Enea, 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, sarebbero in classe energetica inferiore alla D. Tenuto conto dei lavori fatti sotto la spinta del Superbonus, potenzialmente in Italia si potrebbero riqualificare 290.000 unità abitative l’anno: «un target un po’ distante se restano immutati i tempi»
Tutto questo per ridurre la CO2 in atmosfera?
Dal quotidiano “La Verità”:
La direttiva che vuole rendere le case italiane più green fa parte del progetto Fit for 55, una politica ambientale che, entro il 2030, vuole ridurre i livelli di Co2 del 55% rispetto ai dati del 1990. Gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi. Che senso ha?
Sull’effetto inflattivo in termini di aumento dei prezzi, nemmeno riusciamo ad immaginare l’impatto di avere una domanda così mostruosamente concentrata in pochi anni. E ovviamente tutto a spese dei proprietari di casa. E tutto per ottenere un risparmio di emissioni di anidride carbonica immessa nell’atmosfera pari allo 0,11%. «Praticamente nulla. Ma un nulla che costa 1.500 miliardi» come appunto commentato giorni fa da Sergio Giraldo che sulle colonne di questo giornale ha accuratamente stimato questo nulla;
La direttiva, dunque, punta a spronare gli stati membri affinché revisionino il patrimonio edilizio riducendo il consumo di fonti fossili e combattendo la povertà energetica nelle case come nelle città.
I prossimi passi?
Infine, i tempi. La sciagurata proposta sarà esaminata dal Parlamento in seduta plenaria a Strasburgo nei giorni che vanno dal 13 al 16 marzo. Le opposizioni frapporranno ogni possibile ostacolo ed emendamento. E con ogni probabilità il relatoreirlandese Ciaran Cuffe chiederà che si apra la concertazione a tre fra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. Il cosiddetto trilogo. E già trovare un termine più ridicolo di questo appare un’impresa titanica. Il tutto per arrivare chissà quando (speriamo mai) ad una proposta condivisa in quella che appare a tutti gli effetti essere la Bolkestein del XXI secolo. Nel frattempo, il baratro è purtroppo li. Godiamoci il panorama
Tutto questo è realizzabile?
Confedilizia, in una nota, sostiene che “se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali, senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati” .
Nell’immediato, quindi, “l’effetto sarà quello di una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”.
Nella seconda parte i servizi sulla conferenza sul clima “Custodire l’ambiente, custodendo l’uomo” organizzata da Pro Vita & Famiglia, che non avevamo mandato in onda nelle precedenti puntate.